I Trattati
Fiore dei Liberi
Flos Duellatorum - Copia Collezione "Morgan"
TRASCRIZIONE della parte Testuale
(Spada in Arme)
10 RECTO
Aquì comenza la spada de armizare. Ben serà magistro chi tali zoghi sarà fare. Gli magistri sono sie e zaschuno in guarda. De coprire e ferir non sarano niente tarda. E chi più saverà in questa lor arte, de tuti lor zoghi che segueno averà parte.
In posta breve la serpentina io voio venire. Se tu non è bene armato ben te lo farò sentire per ferirte de punta meior delle altre guardie mi tegno. Perché delli tagli cum la crose mi segno e niente mi pon fare. In arme e senza arme lo voio provare.
Io son posta de vera crose che contra ti voio fare. In mi la tue punte non pon entrare. De ti me coprirò in lo passare che fazo. E de punta te ferirò senza falo, che ti e lle altre guardie pocho me pono fare. Tanto so bene lo armizare, che non posso falire lo incrosare. Che in lo passare e in lo incrosare e in lo ferire, l’arte vole a questo non falire. E rompo tute tue punte e non falirò per certo, vene oltre e tra’ voy basso la punta voi erto.
Sompno??? serpentino son lo soprano e ben armado grande punte butto subito sotto mane che son in erto e torno al piano. Una forte punta te butarò cum lo passare. Ella è mia arte che lo so ben fare, delli tuoi tagli non me curo niente tanto so in l’arte, che de grande punte io te darò grande parte.
De ferro son chiamada mezzana porta perché in arme e senza e’ fazo le punte forte. E passarò fuora de strada cum lo pe’ stancho e ti mezo una punta in lo volto. Overo che la punta e cum lo taglio entra gli toy brazi intrarò per modo che io te meterò in la ligadura mezzana, in quella ch’è denanci dipenta e nominada.
10 VERSO
Posta sagittaria son per nome chiamata. Grande punte io zeto passando fora de strada. E sì me ven contra colpo o taglio io fazo bona coverta e subito io fiero lo mio contrario. Aquesta è mia arte che non svario.
Di vera crose son bastarda posta. Zò che ella po’ far voluntiera lo fazo. Bone coverte e punte e tagli fazo per usanza, sempre schivando gli colpi fora de strada. E de li mie colpi io fazo grandissima derada.
De posta de vera crose io son ensudo cum questa coverta passando fora de strada ala traversa. E di questa coverta si vederà quello aquello ch’io posso fare. Per gli mie scolari lo posso mostrare, che li fazano li miei zoghi in complimento, aquigli che son da combattere ha oltranza, l'arte mostrarano senza dubitanza.
E’ son lo primo scolar de lo magistro che m’è denanzi e a questa punta fazo che la ese della sua coverta. Anchora digo che della posta de vera crose a de posta de crose bastarda po’ se fare aquesta punta e digo de subito zoé come lo zugadore tra’ una punta a lo magistro o scolare che fosse in le dite guardie overo poste lo magistro over scolare de’ andare basso cum la persona e pasare fora de strada attraversando la strada e cum la punta erta al volto overo al petto cum lo mantener della spada a basso come dipento aqui.
11 RECTO
Quando lo scolar che m’è denanci non po’ fare lo zugadore cum la punta ello acrese lo suo pe’ stancho dredo lo suo dritto. E lla punta de sua spada glie mette sotto la gola per butarlo in terra como aqui dipento
Aquesto scolare ch’è denanci de mi s’ello non po’ butar lo zugadore in terra cum la punta de sua spada e cum lo suo pe’ stancho dredo lo suo dritto, ello passa cum lo pe’ dritto dredo lo suo stancho e la spada glie butta al collo. E aquesto zogo io lo fazo io in suo scambio.
Anchora digo io che son lo quarto scolaro che lo nostro magistro po’ fare aquesto zogo per la coverta che ello ha fatta zoè che ello de’ passare cum lo pe’ dritto innanzi. E lla punta della sua spada debia meter sotto lo suo dritto brazo. E cum lo brazo stancho seguisca la spada. E quando ello è passato cum lo suo brazo (dri??? Nota: forse il copista stava sbagliando braccio, e si è fermato a metà della parola) stancho lo suo dritto per sotto lo cubito, E llo revolta in la ligadura sottana senza dubito. Quelo che non à fatto per lui lo fazo. Ello porta lo honore e mi lo impazo.
Lo mio magistro m’à mostrado che quando io son armado, e uno mi vole metere per tale modo la punta in lo volto, che io debia metere lo taio della mia spada sotto la sua man stancha. E debia passare cum lo pe’ dritto dredo lo suo stancho e per tal modo glie porò ferire cum lo pomo overo cum l’elzo in lo volto, come pò questo scolar che m’è dredo fare. S’io lo passo fazo tale zogo non me po’ falire.
11 VERSO
Aquello che dise lo scolaro ch'è denanci non falla che io ti posso fare aquesti duy zoghi che dredo me stano, zoè lo primo ferire cum lo pomo in lo volto e sbatterti in terra, l'altro che segue ch'è lo segondo, quello se pò fare acresere lo pe' dritto e lo mantenere de la spada e cum quello lo fiera in la orechia, e in la guanza, per tal modo anderà in terra senza dubitanza.
Lo scolaro ch'è denanzi dello magistro è bene informado che de lo pomo te fiero in lo volto e ti sbaterò riverso in terra, per tal modo che non ti zovarà pancerone nè cervelera.
Aquesto zogo non ho falato come ha ditto lo segondo scolaro ch'è denanci che io posseva venire ad aquesto zogo che te fiero in la orechia e in la guanza, de mandarte in terra io mi tegno certo. Tu andarai al piano e mi starò in erto.
Dello magistro nè de' suoy scolari pocho fazo cura. Questo contrario fazo contra lu' cum bona misura zoè quando ello vegne cum la coverta e io cum lo mio stancho brazo rebatto lo suo stancho brazo cubito. E per tal modo così preso defesa non pò fare e pò essere offeso. Anchora altro contrario poseva fare. Cum la mia mano stancha per lo suo cubito lo posseva voltare. Che tal zogo in arme e senza arme ben se pò fare.
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