I Trattati

Sala d'Arme Achille Marozzo

Istituto per lo Studio della Scherma Antica

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I Trattati

Achille Marozzo

Opera Nova - Libro Primo

(Introduzione)

OPERA NOVA

CHIAMATA DUELLO

 

Overo fiore dell'armi de' singulari abbattimenti offensivi et difensivi, composta per Achille Marozzo gladiatore Bolognese, ne la qual si tratta de i casi occorrenti ne l'arte militare, dicidendosi tutti i casi dubiosi per autoritade de juriconsulti, et trattasi de gli abbattimenti de tutte le armi che possono adoperare gli homini, da corpo a corpo, a piedi & a cavallo, con le figure che dimostrano con le armi in mano tutti gli effetti et guardie che possono fare, o con spada, o con pugnale accompagnata, o rotella, o targa, o brochiero largo o stretto, o imbraciatura, e così con spada da doi mani, o armi inastate de tutte le sorte, col pro & contra, & con diverse prese & strette de mezza spada, et molti documenti a chi volesse ad altri insegnare de combattere o de scrimere, con infinite prese de pugnale, come, leggendo in questo, apertamente potrai vedere, a parte a parte, con il segno del passeggiare et le lettere che denotano il tutto: & questo è fatto per dar lume a gli huomini generosi, che se dilettano nella virtù delle armi.

 

 

LIBRO PRIMO

 

Ben che la disciplina & Arte Militare a molti strenui Cavallieri e magnanimi combattitori sia nota apertamente e chiara, pure a molti valentissimi della persona per la imperitia loro ascosa se ritrova.

 Onde alcune volte, nel parlare o ne l'operare de l'armi, per ignorantia e non per malitia mancano: et vedendo alcuno di questi errori molte fiate occorrere, per volere questi trasgressi evitare, più per pietà et amore, che alla virtù loro io porto, che da gloria alcuna suspinto & incitato, io me sono amorevolmente mosso l'ingegno e l'arte mia excitando per avvertire questi tali audaci combattitori acciocchè giustificatamente piglino l'arme.

 Perchè ho gia visto de' gagliardi e valorosi homini, da manco potenti di loro essere superati, e questo da altro non è processo che dal torto, che dal canto loro era situato.

 Onde ciascuno che a singulare o plurale battaglia sia per entrare, sopra tutto exorto, anzi ammonisco, che, come l'antiquissimo Thebano Hercule, cerchi d'avere dal canto suo la iustitia, il quale ancora ch'el più feroce de l'universo fusse, mai contra la ragione combattere non volle.

 Et quello che il contrario operasse, benchè valente della persona fosse e nelle armi ottimamente istruito, può quasi di perdita o di vergogna essere certo, perchè il Sommo Iddio quale è chiarissima Verità, per la immensa iustitia sua, permette che violata quella non sia.

 Et sopra tutto notifico a ciascuno che a differentia perviene, nel parlare sia molto circonspetto, perchè anchora che la iustitia habbia dal canto suo, pure nel mal accorto ragionare può in qualche parola transcorrere, sopra la quale lo adversario suo equalmente fondare si puote & il primo, che la iustitia haveva per lui, si viene a privare di quella, & in torto la converte, et poi con le armi in mano combattendo, perchè ha per suo difetto persa la iustitia, anchora armata mano perde ignominiosamente la guerra & a lui & alli astanti (la verità non cognoscendo) pare che la iustitia dalla forza venga superata, e sono fuora di verità, per bene non intender la querela.

 Onde, come ho mo' detto, si viene ad havere la iustitia sua, per non correttamente parlare, a convertire in torto.

 Onde ciascuno che in questo caso si ritrova, fraternamente esorto che la lingua raffreni, acciocchè in qualche transcorso di favella non trabocchi, nè venga a maculare la sua iustitia.

 Et perchè ognuno è compositor bono di parole, in simil caso la sua differentia, con alcuno prudente e misurato, di sua lingua non sospiri, per conseglio del quale la sua differentia fondatamente scriva & allo avversario suo gentilmente scrivendo, sempre di lui (oltra la sua differentia) magnificamente parli e gratiosamente lo esalti, e valente lo chiami, e così tutta la vergogna prostra & ogni biasimo virilmente fugge.

 Ma se tristo e poltrone lo nominasse, oltra il villano parlare, se stesso deprimirebbe, perchè ad uno valoroso homo e viril combattitore è puoco di gloria, anzi è vergogna grande con un infimo & ignavo combattendo repugnare, e lo chiamato attaccare non se puote; ma se poltrone lo chiamasse, o se con altra ingiuriosa parola fuora di proposito l'offendesse, sopra quella lo chiamato, overo lo rechiesto, si potrbbe volgere e combattere.

 E così lo chiamante, overo requisitore, la iustitia sua in torto mutarebbe.

 E però discretamente parli, e così la sua ragione magnanimamente e con reputatione haverà con laude e bona fama a sustentare, e per saggio e da bene serà tenuto e reputato.

Oltra di questo ogni lettore sia advertito come, ne la presente opera o volume, con Sebastiano, a me carissimo figliolino, continuamente io parlo, al quale tutta questa arte mia & ogni altra maniera o sorte di gioco de armi, da me imparate e novamente per la maggior parte composte e fatto, ho nella memoria e prattica impresso e quotidianamente imprimo.

 E però a gloria dello omnipotente et clementissimo Iddio e del beato advocato nostro Santo Georgio alla diuturna opera nostra principio daremo, non deprimendo in parte alcuna l'honor d'ogni altro eccellente Maestro di questa arte bellicosa, ma quello in ogni loco e modo salvando, alli beneplaciti delli quali me offro e fraternalmente raccomando.

 

Ringraziamenti

Capitoli 1-9

 

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