traduzione dal latino a cura di Marco Rubboli
Gli antichi, come i libri rivelano, allenavano le reclute nel modo seguente. Costruivano scudi rotondi... che fossero pesanti il doppio degli scudi da battaglia. Allo stesso modo, davano alle reclute bastoni di legno, anch’essi di peso doppio, invece che spade. Poi, si esercitavano al palo non solo di mattina ma anche di pomeriggio, infatti l’utilizzo dei pali non è utile solo ai soldati ma anche ai gladiatori. Nè l’arena nè il campo di battaglia infatti ha mai provato che fosse vincitore nelle armi un uomo che non si fosse esercitato con diligenza al palo. Le singole reclute conficcavano in terra ognuno un palo, in modo che non potesse ondeggiare, e fuoriuscisse dalla terra per sei piedi. La recluta si esercitava contro questo palo, proprio come se fosse stato un nemico, come se lo scudo e il bastone fossero stati uno scudo vero e una spada, come tirando alla testa o alla faccia, ora minacciando ai fianchi, ora tirando basso alle cosce o agli stinchi, ora indietreggia, ora attacca, ora salta avanti, come se fosse alla presenza di un nemico: in questo modo egli attacca il palo con tutta la sua forza, combattendo con tutta la sua abilità. Facendo questo, si stava attenti a che le reclute si lanciassero a ferire senza scoprirsi essi stessi da nessuna parte.
Inoltre, apprendevano a colpire non di taglio ma di punta... Infatti il taglio , anche se portato con forza, non uccide di frequente, quando le parti vitali sono difese e dall’armatura e dalle ossa. Al contrario, una punta che penetra per due pollici è mortale, perchè necessariamente penetra qualunque parte vitale in cui viene immersa. Inoltre, quando si porta un colpo di taglio, si scoprono il braccio e il fianco destro, invece la punta è portata con la copertura del corpo e colpisce l’avversario prima che egli la veda... Tuttavia, alla recluta vengono dati questi scudi e bastoni di peso doppio, in modo che quando prenda armi reali, più leggere, come se fosse liberato da un peso combatterà con maggior sicurezza e più alacremente.