di Luca Cesari
Vivente nel 1338. Nessun altro dato conosciuto
Vivente nel 1354. Nessun altro dato conosciuto
Registrato come magister scremaglie nel 1354 nella parrocchia di San Paolo. Vivente nel 1385. Nessun altro dato conosciuto
Morto nel 1464. Astrologo e matematico, abitò e tenne una sala d'armi nella parrocchia di S. Cristina di Porta Stiera (Orioli dice in via Pietralata). Fu eletto ad una cattedra di geometria nello Studio di Bologna, dove insegnò tra il 1443 e il 1463 e scrisse un saggio sulla relazione tra scherma e geometria tra il 1413 e il 1443 (data in cui presenta la petizione al Reggimento bolognese per l'ottenimento del lettorato in geometria).
E' il primo maestro di scherma che compila un trattato organico della propria materia:"Petri Montii Exercitiorum atque artis militaris collectanea in tris [sic] libros distincta". Questo studio viene citato a posteriori da due autori: Pallavicini Morsicato, nel suo trattato del 1670 e Antonio Marcelli nel trattato del 1676. Il Monte, pur essendo di scuola bolognese, visse alla corte urbinate e viene citato nel Cortegiano di Baldassarre Castiglione come "il solo e vero maestro d'ogni artificiosa forza e leggerezza, così del cavalcare, giostrare e qualsivoglia altra cosa".
Morto nel 1514. Abitò in via Saragozza nella parrocchia di S. Maria delle Muratelle e fu un protetto della famiglia Bentivoglio. Discepolo di Bartolomeo Dardi. Scrisse un trattato di scherma che fu dato alle stampe nel 1532. Non se ne conosce nessuna copia pervenuta. Nella sua scuola studiarono: il conte Guido Rangoni, condottiero modenese; Giovanni dè Medici (o dalle Bande nere), e Achille Marozzo.
Nato nel 1484 e morto nel 1553. Il padre Lodovico apparteneva ad una famiglia originaria di S. Giovanni in Persiceto, la quale ottenne la cittadinanza bolognese nel 1385. Achille Marozzo abitò sino alla morte in via Riva di Reno, in una casa avuta in enfiteusi dall'Abbazia dei Santi Naborre e Felice, dove tenne anche la sua scuola di scherma. Viene citato in una delibera del Reggimento bolognese datata 9 giugno 1531, dove gli viene concessa la licenza di estrarre acqua dal fiume Reno per alimentare un filatoio costruito nella propria casa sita in "cappella Sancti Felicis". Scrisse un trattato intitolato "Opera nova" stampato per la prima volta a Modena nel 1536, ristampato poi a Bologna nel 1546, a Venezia nel 1550 e di nuovo nel 1568. Un'ultima edizione a cura del figlio Sebastiano viene pubblicata a Verona nel 1615. Al suo interno vengono ricordati due allievi del Maestro: Giambattista Letti (Giovanni Battista da i Letti), citato a pag. 126 (cap. 273) e a pag. 148 a proposito dell'ultima presa di daga; Giacomo Crafter, d'Agusta, citato a pag. 126 (cap. 273).
Citato nel Diario del cronista Rinieri che riporta la sua nomina di Milite palatino a vita grazie all'intercessione di un cardinale Farnese.
Autore di un trattato dal titolo: "Opera nova", stampato a Venezia nel 1531.
Di origine modenese, fu autore di un trattato dal titolo: "Ragion di adoprar sicuramente l'arme…", stampato a Venezia nel 1570 presso due diversi editori: Cavalli e Ziletti. L'edizione del Cavalli è conservata alla Biblioteca Marciana di Venezia, mentre l'edizione di Zilletti si trova alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
Nato nel 1517, morto verso il 1550. Autore di uno scritto dal titolo: "Trattato delle scherme", stampato postumo dal fratello a Venezia nel 1575. Ristampato in seguito a Bologna nel 1588.
Nato il 9 marzo 1547. Autore di un trattato dal titolo: "Dell'arte di scrimia", libri tre, stampato a Venezia nel 1572.
Allievo del Vizzani, fu chiamato presso Enrico IV alla corte francese come istruttore di scherma del figlio Luigi avuto, in seconde nozze, dalla consorte Maria dé Medici. Alla morte di Enrico IV(1610) suo figlio gli succedesse al trono col nome di Luigi XIII. Cavalcabò scrisse un trattato dal titolo "Trattato o istruzione per tirare d'arme dell'eccellente schermidore Geronimo Cavalcabò…" Nel 1609 ne venne pubblicata a Parigi una traduzione dal titolo: "Traité ou instruction pour tires des armes de l'excellent scrimeur Hyéronime Cavalcabò…" Tradotto infine in tedesco venne stampato a Jena nel 1612. Non se ne conoscono copie conservate in Italia, ne versioni italiane. Il figlio Cesare risedette anch'egli in Francia col titolo di Maestro Tiratore della Corte tra il 1611-1642. Il Gelli lo colloca (più o meno negli stessi anni) alla corte di Londra dove, insieme al padre Rocco Cavalcabò e Vincenzo Saviolo insegnò scherma per sette anni per poi finire ucciso in duello.
Autore di un trattato dal titolo: "Raccolta delle fedi d'alcuni prencipi, et ss.ri italiani che hanno conosciuto, & prouato il secreto di Lelio de' Tedeschi cittadino bolognese, dichiarato primo inuentore del vero, & sicuro modo di leuar nell'atto del ferire, o delparare la spada di mano all'avversario". Stampato a Bologna nel 1605.